22 Aprile 2024

Una vita da presidente: a colloquio con Francesco Pizzagalli

(di Monica Malavasi)

Quest’anno l’Assemblea annuale dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani vede il rinnovo del Consiglio Direttivo. Nelle parole del Presidente uscente il bilancio del percorso fatto alla guida di IVSI e le riflessioni sul settore.

Ad aprile finisce il suo mandato come Presidente dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani (IVSI), dopo 12 anni ininterrotti e altri 6 anni prima. Attualmente è anche alla guida di ASSICA. In questa doppia veste quali sono le sue riflessioni sul momento che sta vivendo il settore della salumeria?
Nella mia lunga esperienza nel settore non ricordo periodi altrettanto complessi e difficili come quello attuale. Oggi c’è una concentrazione di problematiche diverse, che evolvono rapidamente e a cui non eravamo abituati; prima avevamo il tempo di riprenderci tra un momento di difficoltà e l’altro mentre dal periodo del Covid in poi è stato un susseguirsi continuo di situazioni difficili, fino ad arrivare alla PSA che ha creato ulteriore tensione sul mercato e penalizzato fortemente il settore, a cominciare dall’export. La chiusura di determinati mercati ha rappresentato un grosso danno per le aziende che avevano investito molto in virtù dell’alto potenziale di questi Paesi e che hanno visto crollare tutto nel giro di poco tempo. Purtroppo, la gravità della situazione non è stata colta subito, si è perso tempo nel fronteggiare il problema con il risultato che oggi non riusciamo a contrastare il dilagare della PSA negli allevamenti. Stiamo vivendo un momento non facile per tutta la filiera. Il futuro è sicuramente carico di preoccupazioni ma è anche denso di opportunità.

Sotto la sua presidenza è nato il “Manifesto IVSI” da cui ha preso il via un importante percorso di sviluppo sostenibile del settore, promosso dall’Istituto insieme ad ASSICA. Quanto è ancora importante la sostenibilità e quali altri temi sono oggi imprescindibili per un imprenditore?
Il Manifesto è frutto di riflessioni fatte all’interno del Consiglio direttivo IVSI, sull’onda dei temi legati a Expo 2015, ed è nato con l’intento di rendere pubblico – e manifesto – il valore delle nostre aziende di salumeria, legate alla tradizione, al territorio, al capitale umano. Lavorando al Manifesto abbiamo capito quanto la sostenibilità ambientale, economica e sociale fossero cruciali per lo sviluppo aziendale; oggi è impensabile per un’azienda presentarsi agli stakeholder senza la capacità di misurare il proprio impatto su ambiente e società. Oggi però, due sono i driver fondamentali per un imprenditore e la crescita aziendale passa sia attraverso la sostenibilità che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Nell’arco della sua presidenza in IVSI qual è il progetto di maggior successo realizzato e quello che ricorda con più piacere?
Durante la mia presidenza ho vissuto diverse stagioni, ognuna caratterizzata da progetti importanti. Ad esempio, nei primi anni 2000 i temi cardine erano quelli legati alla salubrità e sicurezza alimentare come testimonia l’intensa comunicazione scientifica del periodo. Poi abbiamo vissuto la stagione dell’internazionalizzazione e la partnership con gli enti governativi per aprire nuovi mercati e far conoscere i nostri salumi oltreconfine. L’apertura del mercato nipponico e le attività promozionali in Giappone fatte da IVSI sin dalla sua apertura ne sono un cristallino esempio. Ricordo con piacere anche il Premio Reporter del Gusto, nato nel 2004 e che a oggi ha insignito oltre 150 giornalisti sia italiani che stranieri. Il progetto a cui sono più legato è però quello della formazione di impresa in ambito sostenibilità, inclusi tutti gli strumenti messi in campo per gli associati con lo scopo preciso di aiutarli indistintamente nel percorso dello sviluppo sostenibile. Essere riuscito a interpretare tale ruolo con lungimiranza è la cosa di cui vado più fiero e orgoglioso. Infatti, sulla base dell’esperienza maturata anche in altri ambiti, credo che questo sia un unicum nel mondo associativo, reso possibile anche grazie ai Consiglieri IVSI – persone di grandi capacità, visione e sguardo al futuro – e alla struttura, capace di allargare il proprio raggio di azione con professionalità e di condividere sempre le scelte della parte politica.

Quali sfide dovrà affrontare il prossimo Presidente IVSI? E quali consigli si sente di dare?
Faccio fatica a dare consigli a chi verrà dopo di me. Il contesto di oggi impone di avere sempre ben chiaro ciò che si vuole raggiungere e il futuro Presidente dovrà guardare sempre avanti, scegliendo anche le strade meno comode. Serve consapevolezza sul nostro passato ma occorre anche gestire il presente con cura e immaginare il futuro prima che le cose accadano. Le scelte sul da farsi spetteranno al mio successore, ma l’auspicio è che si continui a rafforzare l’internazionalizzazione e la sostenibilità, mantenendo le capacità di gestione e relazione che hanno permesso di attingere a fonti contributive tali da moltiplicare sempre le nostre risorse. Infine, non bisogna mai dimenticare che IVSI è un soggetto importante all’interno del sistema associativo e che siamo al servizio di ASSICA.

Lei ha una lunga e vasta esperienza nel mondo associativo. Dal suo osservatorio, come è cambiato in questi decenni il ruolo delle Associazioni? Quale compito sono chiamate a svolgere oggi le aggregazioni d’impresa come IVSI o ASSICA?
Quando ho cominciato a lavorare nel settore, mio suocero – tra i fondatori di ASSICA – mi ha trasmesso l’idea che l’Associazione fosse indispensabile per dare servizi e aiutare tutte le aziende. Quello che allora mi sembrava un elemento qualificante oggi è ancora più importante e le associazioni hanno l’articolato ed esteso compito di aiutare le imprese non solo offrendo servizi puntuali ma anche promuovendo un cambio di approccio che consenta loro di affrontare un futuro sempre più complesso, che nessuna azienda può fronteggiare da sola. Sottolineo infatti che l’Associazione deve essere in grado di sviluppare progettualità leggendo gli scenari e definendo obiettivi chiari. Tutto questo deve inevitabilmente partire dalle imprese, ma deve essere alimentato e implementato nell’ambito del mondo associativo.

Cosa si augura per il futuro del settore della salumeria italiana?
L’augurio è lo stesso di 30 anni fa: per garantire un futuro al settore serve un salto culturale, attraverso il quale si possa giungere a una filiera in equilibrio, in cui ogni “anello” abbia il proprio adeguato posto nel sistema. Tutti i soggetti della filiera devono sedersi attorno a un tavolo, confrontarsi, dialogare con intelligenza e lungimiranza, senza diffidenza reciproca, per trovare delle soluzioni corali. Mi auguro, quindi, che la filiera di carne suina e salumi abbia il coraggio di affrontare questo grande lavoro unita, così da garantirsi un solido futuro. Sono convinto che questa filiera abbia in sé tutto quello che serve per avere successo: valori, strumenti e capacità di fronteggiare scenari turbolenti; ma è cruciale avere fiducia nell’altro e fare squadra!

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