22 Aprile 2024

Continuano i casi di PSA nei suini domestici e nei cinghiali selvatici in molti Paesi d’Europa

(di Giada Battaglia)

Da agosto 2023, è stato registrato un marcato aumento dei focolai di PSA nei suini domestici in tutti gli Stati balcanici, in particolare in Bosnia-Erzegovina, soprattutto durante i mesi estivi e in autunno; mentre nel periodo invernale l’aumento dei casi è stato riscontrato maggiormente nei cinghiali selvatici e specialmente in Italia, Grecia, Lettonia e Polonia; anche il Montenegro ha segnalato per la prima volta casi di positività nei cinghiali.

Se la diffusione della PSA nei cinghiali in Montenegro non è stata una sorpresa, considerata la presenza della malattia nei Paesi circostanti, il riscontro di un focolaio tra i selvatici in Svezia – lo scorso settembre – è stato invece più inaspettato, rappresentando un grande “salto geografico” del virus, che ha confermato la capacità di diffondersi anche in territori distanti dalle aree infette. Le misure adottate finora in Svezia, come l’apposizione di recinzioni, il depopolamento, le restrizioni alle movimentazioni e l’attività di sorveglianza hanno consentito di contenere la malattia in un’area limitata e circoscritta.

CASI REGISTRATI IN ITALIA

Con riferimento all’Italia, nelle ultime settimane è proseguito l’avanzamento del fronte epidemico, rendendo necessario l’allargamento delle zone soggette a restrizione in Provincia di Milano, per ulteriori casi di PSA nei cinghiali all’interno del Parco del Ticino, e in Provincia di Parma a seguito dell’avanzare della malattia verso est; mentre a fine febbraio nuovi comuni delle province di Lodi, Pavia, Milano, Piacenza, Parma, La Spezia e Asti sono stati sottoposti a restrizioni, unitamente ai primi due comuni della Regione Toscana, nella provincia di Massa-Carrara (zona di restrizione II). In Lazio la situazione è stabile; la sorveglianza passiva nell’intera regione e la ricerca attiva di carcasse nella zona di Roma sono ancora in corso e l’ultima carcassa positiva è stata confermata lo scorso 3 agosto 2023. Anche nel Sud Italia la situazione epidemiologica è stabile: 3 carcasse di cinghiale sono risultate positive in Campania il 29 febbraio, mentre nessuna ulteriore positività in Calabria dopo l’ultimo caso del novembre 2023.

NUOVO APPROCCIO ISTITUZIONALE PER CONTRASTARE LA MALATTIA

Lo scorso marzo, il Sottosegretario al Masaf, Patrizio La Pietra, e il Sottosegretario al Ministero della Salute, Marcello Gemmato, hanno indetto una riunione per illustrare ai rappresentanti delle Regioni interessate dalla malattia, delle associazioni agricole e della filiera suinicola il nuovo approccio alla gravissima situazione epidemiologica del Nord Italia. Questo prevede il rafforzamento della struttura commissariale con la nomina di tre sub commissari, il cui compito sarà di intensificare le sinergie e la collaborazione con le Regioni. I tre sub commissari sono:

  • il dottor Mario Chiari, a cui è stata affidata l’attività di coordinamento dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali competenti per territorio per le finalità di eradicazione della PSA e il contenimento dei cinghiali;
  • il dottor Giovanni Filippini, che si dovrà occupare della verifica della regolarità delle procedure dell’abbattimento, della distruzione di animali infetti e dello smaltimento delle carcasse di suini, nonché delle procedure di disinfezione svolte sotto il controllo della Asl;
  • il colonnello Simone Siena al quale viene affidata l’attività di confronto e concertazione con le associazioni di categoria delle imprese di distribuzione e di vendita di carni, al fine di promuovere l’immissione nella filiera dei cinghiali abbattuti, previa verifica dell’idoneità al consumo alimentare.

La nomina dei tre sub-commissari esperti e molto stimati, nonché il progetto illustrato dal colonnello Tinelli in riunione, dimostrano l’intenzione di fronteggiare con maggiore efficacia la diffusione della PSA sul territorio nazionale. Come ASSICA abbiamo molto apprezzato il piano per il depopolamento dei cinghiali nei “distretti suinicoli” e la strategia individuata per gli interventi di ricerca e abbattimento strutturata per celle, ma abbiamo ritenuto necessario ribadire quanto già più volte segnalato: per scongiurare il rischio che le azioni sul campo determinino la dispersione dei selvatici nei territori contigui è indispensabile il rafforzamento delle barriere fisiche già presenti, nello specifico le strutture autostradali e particolarmente in corrispondenza di viadotti e gallerie. A nostro avviso, infatti, le azioni finalizzate a realizzare il depopolamento dei cinghiali prospettate, quali l’utilizzo dei bioregolatori in azioni di controllo e l’utilizzo delle PIG-BRIG, sarebbero più efficaci qualora unite al rafforzamento di queste barriere già presenti sul territorio.

Inoltre, un’adeguata disposizione di barriere fisiche, dislocate in punti strategici, consentirebbe un migliore argine all’avanzata dei contagi tra i selvatici, riducendo auspicabilmente l’espansione delle zone di restrizione, condizione che negli ultimi mesi sta mettendo a dura prova il mercato della suinicoltura nazionale. Sebbene infatti le carni degli animali provenienti dalle zone sottoposte a restrizioni siano commerciabili sul mercato unico dell’UE, è sempre più frequente la richiesta da parte della clientela finale di avere prodotto ottenuto da carni completamente estranee alle zone non indenni da PSA.

Come già vissuto negli scorsi anni dalla Germania, che solo ora si sta approssimando all’eradicazione della PSA dal proprio territorio, anche in Italia stiamo dunque assistendo a un calo drastico nella domanda di suini e carni provenienti dalle zone di restrizione, con conseguente calo dei prezzi di mercato riconosciuti lungo la filiera e tensioni tra gli operatori, che vedono crollare il prezzo loro riconosciuto dall’oggi al domani per effetto di decisioni della Commissione Europea, che interviene periodicamente ad adeguare il perimetro di suddette zone in ragione dell’andamento dei contagi tra i selvatici.

Servirebbe indubbiamente, anche a livello europeo, un differente approccio per la gestione degli animali da allevamento domestico che non dovrebbe seguire solo il principio delle zone di restrizione, ma anche e soprattutto tenere in considerazione il livello di biosicurezza degli allevamenti e la certezza sulla condizione di “PSA free” delle carni. Su questo fronte, la scienza e i moderni test potrebbero dare un deciso contributo per una svolta nella gestione dei riflessi commerciali della presenza della PSA in un territorio, portando a un’evoluzione positiva nelle relazioni di filiera.

CONDIVIDI L’ARTICOLO
Torna in alto