30 Aprile 2023

CSRD e impatto sulle imprese

(di Monica Malavasi)
Una vera e propria rivoluzione annunciata quella che si prospetta per le aziende con la nuova Direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). Ne hanno preso consapevolezza i 71 partecipanti al secondo Corso Sostenibilità e reporting aziendale: dallo scenario normativo all’implementazione con focus sul settore salumi, promosso dall’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani e tenuto da Stefano Zambon, Segretario generale della Fondazione OIBR (Organismo Italiano di Business Reporting) e Prof. Ordinario di Economia aziendale, Università di Ferrara; e da Laura Girella – IFRS Foundation Technical Specialist di Londra e Prof.ssa Associata di Economia aziendale, Università di Modena e Reggio Emilia.

Sei incontri settimanali di oltre due ore ciascuno, dal 24 febbraio a fine marzo 2023, hanno fornito gli elementi tecnici relativi alle normative e agli strumenti aziendali per l’implementazione della sostenibilità nelle aziende in termini di rendicontazione e di processi gestionali, illustrando gli standard europei dell’EFRAG e discutendo le sfide, i rischi e le opportunità per le imprese del comparto salumi. Il primo Corso di base, dal titolo “Sostenibilità e reporting aziendale: la nuova Direttiva europea CSRD e le implicazioni gestionali”, è stato realizzato da IVSI nei primi mesi del 2022.

La Direttiva CSRD

È bene ricordare che cos’è la Direttiva CSRD, entrata in vigore il 5 gennaio scorso in sostituzione della NFRD (Non Financial Reporting Directive). L’Italia e gli altri Stati membri hanno tempo 18 mesi per recepirla, ma per le aziende è opportuno prepararsi da subito perché le implicazioni gestionali sono molte. La CSRD è uno dei capisaldi del Green Deal e fa parte di una più ampia politica dell’Unione Europea volta a far sì che le imprese riducano il loro impatto sul pianeta così da arrivare a un’economia più sostenibile. Obiettivo della direttiva è quello di aumentare la trasparenza in materia ambientale, sociale e di governance, contrastare il greenwashing, rafforzare l’impronta sostenibile dell’economia e del mercato europeo. La CSRD stabilisce i nuovi principi per la reportistica di sostenibilità delle imprese e prevede l’adozione di standard europei obbligatori per la rendicontazione della sostenibilità ESRS (European Sustenability Reporting Standard). La redazione degli standard è affidata all’EFRAG, il gruppo consultivo europeo in materia di rendicontazione finanziaria.

Con la nuova direttiva europea si estende la platea di aziende con l’obbligo di divulgare informazioni in merito alle tematiche di sostenibilità in termini di impatto ambientale, diritti sociali e fattori di governance. Tutte le imprese di grandi dimensioni e le piccole/medie imprese quotate saranno obbligate a rendicontare le informazioni di sostenibilità secondo i nuovi criteri e contenuti. Le piccole e medie imprese non quotate non rientrano nel campo di applicazione della CSRD nell’immediato ma possono redigere il Corporate Sustainability Reporting su base volontaria in risposta a una cresciuta sensibilità degli stakeholder o tenuto conto delle richieste specifiche del mondo creditizio o degli attori della supply chain.

Cosa ne pensano le imprese partecipanti al Corso IVSI?

Al termine del Corso sul Sustainability Reporting IVSI ha inviato ai partecipanti un questionario utile per definire i prossimi programmi formativi dell’Istituto. L’indagine ha messo in luce l’alto gradimento dell’esclusivo percorso didattico da parte dei rappresentanti aziendali che lo hanno giudicato fondamentale per il 60% e molto importante per il restante 40%. Interessanti anche le risposte date alla domanda “qual è l’apprendimento più importante che si porta a casa dal corso?”: svolta epocale dell’attività di impresa, totale consapevolezza di quanto occorre fare, approccio culturale alla tematica, l’importanza del bilancio di sostenibilità al pari di quello economico/ finanziario, maggiore consapevolezza, importanza della misurazione delle attività, visione d’insieme sul da farsi per il futuro. Entrando nel merito dei contenuti del Sustainability Reporting, la quasi totalità dei partecipanti ritiene la materia complessa e, sul fronte organizzativo, la maggior parte dichiara che si avvarrà di consulenti esterni pur se il 30% punta sulla formazione interna.

Infine, le aree del business reporting giudicate più ostiche – in quanto si ritiene che sia più difficile raccogliere le informazioni – sono relative agli standard trasversali, seguiti poi da quelli ambientali. Un altro aspetto risultato poco familiare è il principio della doppia materialità che richiede alle imprese di considerare sia l’impatto delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente sia il modo in cui le tematiche di sostenibilità incidono sulla gestione aziendale (le informazioni richieste riguardano sia l’impatto dell’impresa che l’impatto sull’impresa). La nuova direttiva europea è sicuramente una rivoluzione in tema di business reporting ma, citando l’affermazione conclusiva del Prof. Zambon: “Passiamo la nostra vita a resistere al cambiamento, ma Darwin ci insegna che a vincere è chi si adatta meglio…”.

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