5 Giugno 2023

Un nuovo codice doganale per l’Unione

(di Fulvio Liberatore – Easyfrontier)

A partire dal numero della rivista che avete in mano, cercheremo di raccontarvi, in maniera sintetica e orientata agli interessi delle imprese del nostro settore impegnate nel commercio internazionale, la riforma – radicale – della normativa doganale dell’Unione, presentata il 17 maggio 2023 da parte della Commissione europea. Il “nuovo” Codice Doganale dell’Unione dovrebbe trovare la sua consacrazione formale entro settembre 2023, con l’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio dell’Unione ed entrare in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione. Le sue disposizioni saranno, però, applicate gradualmente a partire dal 2027: il processo dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre 2027. In questo numero ci soffermeremo sulle ragioni della riforma e sulle scelte che stanno alla base della proposta della Commissione ricavandole dall’Explanatory Memorandum posto come premessa alla proposta medesima.

UN CODICE INADEGUATO

L’attuale Codice Doganale dell’Unione (Reg UE 2013/952) pur avendo introdotto importantissime novità fin dal 1° maggio 2016 e pur avendo determinato un passaggio epocale dalle procedure basate su carta a quelle totalmente (o quasi) smaterializzate (processo che dovrebbe concludersi entro il 2030), si è rivelato inadeguato a rispondere alle sfide che il commercio internazionale e la confluenza delle grandi policy europee hanno posto alle dogane. In particolare, stando a quanto rilevato sia dall’impact assessment effettuato dalla Commissione nel 2022 sia altre numerose fonti, il Codice attuale appare incardinato su una visione del commercio internazionale basata sul trasporto via nave di grandi quantità di container: un modello logistico tuttora attuale ma la cui disciplina risulta inadeguata a fronteggiare un commercio transfrontaliero di dimensioni inimmaginabili all’epoca della stesura del Codice. Si pensi che, nel 2022, 890 milioni di transazioni di e-commerce di valore inferiore a 150€ sono state dichiarate utilizzando il super reduced data set H7 (il 73% di tutte le dichiarazioni doganali di importazione) pur rappresentando solo lo 0,5% di tutto il valore delle importazioni.

E-COMMERCE, SOGLIA DI 150€

La soglia dei 150€ è quella che identifica le transazioni di modico valore: al di sotto di essa, l’importatore non deve assolvere al dazio (secondo quanto previsto dal Reg UE 1186/2009- Franchigie doganali). La franchigia sotto tale soglia ha prodotto, però, proprio a causa della crescita enorme delle transazioni in e-commerce, una perdita finanziaria per la UE di circa 750 milioni di euro all’anno, destinata a crescere. E non solo: a causa dell’enorme crescita delle transazioni di modico valore il consumatore finale, ad esempio, può acquistare prodotti agroalimentari da piattaforme e-commerce internazionali senza che tali acquisti vengano intercettati dalle dogane (e, conseguentemente, dalle autorità sanitarie) immettendo sul mercato prodotti talora insicuri e privi dei requisiti imposti dalle stringenti norme in materia di controlli sanitari.

È per tale ragione che si è reso necessario un ripensamento complessivo della disciplina che governa il commercio transfrontaliero di beni di modico valore attraverso le piattaforme di e-commerce, innanzitutto abolendo la soglia di esenzione dal pagamento dei dazi: tutti i beni, quale che sia la via attraverso la quale raggiungono l’Unione, se scomposti in piccole spedizioni, dovranno assolvere il dazio pur se con semplificazioni procedurali notevoli e attraverso l’applicazione di aliquote standard.

I BENEFICI DEL NUOVO MODELLO

In sede di elaborazione della proposta, la Commissione ha lavorato con gli Stati Membri su 4 opzioni orientandosi, infine, su un modello che include una semplificazione dei processi doganali implementati in uno European Customs Hub (totalmente digitale) e amministrati da una nuovissima European Customs Authority. La European Customs Authority dovrà garantire uniformità nell’applicazione della normativa unionale, la gestione accurata dei dati necessari per l’analisi dei rischi (nel rigoroso rispetto della riservatezza dei dati medesimi) e una vera e propria governance delle dogane dell’Unione. Il modello dovrebbe garantire alcuni principali benefici:
− rafforzamento della supervisione sulle attività doganali svolte negli Stati membri;
− riduzione dei costi amministrativi per gli operatori impegnati nel commercio legittimo;
− centralizzazione delle funzioni (sistema IT e gestione dei dati e del rischio centralizzati);
− regolamentazione delle transazioni in e-commerce transfrontaliero tale da garantire parità di condizioni per l’accesso al mercato da parte degli operatori tradizionali.

La proposta si basa sui principi del digital by default and privacy by default: tutti i processi doganali, similmente semplificati, dovranno espletarsi per via digitale, rispettando il one-only principle ossia il riutilizzo dei dato che dovranno essere forniti “una sola volta” e solo se strettamente necessari.

I dati dovranno essere utilizzati per essere integrati in altri processi come, ad esempio, quelli previsti dalla Single Window doganale unionale che collega le formalità doganali e non doganali (Regolamento (UE) 2022/2399) Il modello prescelto per la riforma del Codice dovrebbe garantire, secondo la Commissione, un risparmio totale per gli operatori economici di 26 miliardi di euro in 15 anni. A un livello più generale, la Commissione inquadra la riforma nell’ambito della crescente coinvolgimento delle dogane nelle più importanti policy dell’Unione:
− la sorveglianza sul mercato (Regolamento (UE) 2019/1020) che vuol garantire prodotti sicuri a disposizione dei consumatori UE;
− la legislazione ambientale: trattamento dei prodotti chimici, protezione di flora e fauna, lotta contro il cambiamento climatico;
− la nuova legge sui servizi digitali (Digital Service Act), che stabilisce gli obblighi per i fornitori di servizi digitali al fine di contrastare i contenuti illegali, comportando il rafforzamento della tracciabilità e dei controlli sull’e-commerce;
− la Sustainable Products Initiative, che invita le autorità doganali a effettuare controlli incrociati tra la dichiarazione doganale e informazioni sulle merci importate contenute nel nuovo passaporto digitale per i prodotti, al fine di ridurre gli impatti ambientali negativi del ciclo di vita dei prodotti immessi nel mercato unico;
− la proposta di istituire un meccanismo di aggiustamento delle emissioni di carbonio alle frontiere, il Carbon Border Adjustment Mechanism – CBAM, contribuirà a garantire gli obiettivi climatici dell’UE e incoraggerà i produttori dei Paesi terzi a rendere più ecologici i loro processi produttivi.

Nei prossimi numeri della rivista L’Industria delle Carni e dei Salumi cercheremo di evidenziare i nuovi ruoli (Trust and Check Trader innanzitutto) e la rivisitazione delle procedure doganali con particolare riguardo alle semplificazioni destinate ad avere effetti apprezzabili per l’esportazione da parte delle aziende del nostro settore.

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