14/09/2023
“Agire subito per salvare la filiera dei salumi”

Abbassare l’IVA dal 10 al 4%, contrastare l’emergenza peste suina, potenziare lo sviluppo all’estero. Sono tra le proposte di Pietro D’Angeli, presidente di Assica, per rilanciare il comparto in un momento difficilissimo. Come spiega in questa intervista a tutto campo, rilasciata a Federico Robbe per Salumi&Consumi.
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Non è una missione facile quella di Pietro D’Angeli, presidente di Assica da giugno 2023. Non è facile perché il mercato dei salumi sta affrontando un periodo più che mai turbolento, segnato dall’aggravarsi dell’emergenza peste suina africana, dai costi della materia prima elevatissimi, e da un potere d’acquisto in contrazione. Un ulteriore elemento di difficoltà arriva dal fatto che la filiera suinicola sia storicamente divisa al suo interno, e oltretutto l’industria si trova un po’ tra l’incudine e il martello, come conferma la redditività in calo di tante, troppe aziende. In questa intervista esclusiva, D’Angeli affronta tutti i temi caldi del momento. Suggerendo una serie di proposte ragionevoli per rilanciare il settore e favorire il dialogo tra i diversi anelli della filiera.
La peste suina africana resta un tema caldissimo: quali le misure più urgenti da adottare?
La peste suina è comparsa nel Nord Italia all’inizio di gennaio 2022. Purtroppo, da allora si è fatto poco o nulla, e il virus si è propagato, arrivando anche in Lombardia. Oggi è a rischio la filiera suinicola italiana, che dà lavoro a 30mila persone, dunque occorre agire subito. Noi stiamo lavorando affinché ci siano azioni concrete al più presto: barriere fisiche e di depopolamento per contenere i cinghiali. Queste azioni naturalmente richiedono risorse: occorrono almeno 50 milioni di euro subito, del resto è un’emergenza nazionale. E come tale deve essere trattata.
Come associazione, vi siete mossi fin dall’inizio dell’emergenza?
Abbiamo sempre portato il tema all’attenzione delle autorità, tramite l’esposizione dei tanti problemi e dei numerosi rischi per un settore strategico; abbiamo anche presentato diverse case history: da quelle di successo, come il Belgio, dove l’emergenza è stata gestita egregiamente, fino alla Polonia, molto più problematica. Finora non abbiamo avuto risposta, ma adesso non c’è più tempo.

In questo difficile scenario, come aiutare l’industria a far fronte al calo della redditività?
Il settore è in difficoltà soprattutto per il fortissimo aumento dei costi, e in particolare per gli incrementi dei costi della materia prima, sia italiana che europea. Un aumento che è avvenuto in misura importante nel 2022 e sta proseguendo anche nel 2023: nel primo trimestre dell’anno, per esempio, abbiamo avuto aumenti significativi, seguiti da un lieve calo che si è interrotto bruscamente nel mese di luglio. Proprio in luglio 2023 risulta un aumento della materia prima suina pari al 20% rispetto a luglio dello scorso anno. L’aumento di costo su giugno, invece, è pari al +5%.
E questi costi non sono stati interamente ‘scaricati’ sul consumatore finale, vero?
Esatto, questo è il punto. Le aziende trasformatrici hanno ‘scaricato’ sul mercato solo in parte l’aumento dei costi, e questo ha determinato un calo di redditività. In più ci troviamo di fronte a un consumatore che ha una minore capacità di spesa, e proprio per questo abbiamo chiesto al Governo di abbassare l’Iva sui salumi dal 10 al 4%, ovvero l’imposta relativa a formaggi, latticini e l’ortofrutta. Pensate che il tartufo ha un’Iva al 5%… Ora, credo che allineare la tassazione ai prodotti di cui sopra sia ragionevole, e sarebbe una boccata d’ossigeno per consumatori e aziende. Oggi questa è la proposta più importante e che potrebbe avere effetti positivi in tempi relativamente brevi. Un altro tema importante per i salumi stagionati è poi il costo del denaro. Considerando un prodotto in cui occorrono 18-24 mesi per arrivare alla vendita, il valore del magazzino è superiore ai ricavi di un anno. Quindi l’aumento del costo del denaro avvenuto nell’ultimo periodo incide in maniera significativa sui bilanci, e rischia di portare le aziende in perdita. Insomma, i prosciuttifici che vendono prodotti a lunga stagionatura hanno avuto incrementi di costi pesanti, che portano i bilanci in negativo. Per quanto io sia contrario agli aiuti di Stato, bisogna considerare la situazione emergenziale in cui si trova il nostro settore, dato che l’Italia rischia letteralmente di perdere alcune sue storiche specialità.
In che modo si può incentivare il dialogo tra i diversi anelli di una filiera lunga e complessa come quella dei salumi?
Intanto bisogna dire che la filiera è una ricchezza. Poi è pur vero che è una filiera troppo spesso divisa. Come Assica rappresentiamo una componente importante della filiera, e stiamo cercando di parlare con tutti gli anelli. Personalmente ho già iniziato a incontrare altre associazioni di categoria del mondo allevatoriale e dei Consorzi. A livello ministeriale, poi, è stato recentemente istituito un tavolo di filiera per riportare il sistema ad agire in maniera unitaria. Sui rapporti a volte non semplici con la distribuzione, dico solo che l’industria del settore carni e salumi sta affrontando un aumento fortissimo dei costi di produzione, come accennavo. Quindi ci troviamo in una situazione davvero problematica, con la redditività delle imprese quasi azzerata. Potremo calmierare i prezzi solo se i prodotti che dobbiamo lavorare avranno un costo più basso di oggi. Se i costi di produzione aumentano sempre più, come possiamo contribuire? Il tema è la sopravvivenza del nostro settore.
Cosa pensa del disegno di legge sul Meat Sounding?
Il consumatore deve sapere cosa acquista, quindi è un disegno di legge molto importante. Quando un nome identifica un determinato prodotto, è giusto che quel nome venga utilizzato per quella categoria, e non per altre che non hanno nulla a che vedere con essa. Confido nel fatto che le istituzioni, anche a livello europeo, si muovano in questa direzione in tempi brevi. Del resto, mi pare una questione così semplice e ‘logica’.
Restiamo sulle questioni internazionali: come riuscire a far conoscere e apprezzare sempre più i salumi made in Italy all’estero?
Per il settore l’internazionalizzazione è indispensabile. Senza le vendite all’estero, nessuna azienda dell’agroalimentare potrebbe sopravvivere. Sappiamo bene che il food made in Italy è fortissimo in tutto il mondo e siamo apprezzati per la cultura e lo stile di vita italiano. Abbiamo infatti una cultura alimentare unica al mondo e dobbiamo quindi mettere a sistema i nostri tanti punti di forza.
In che modo?
Prima di tutto combattendo la Psa, che attualmente è un ostacolo dirimente alle vendite in alcuni Paesi. Questa è sicuramente la prima urgenza, poi è indispensabile aiutare l’internazionalizzazione delle nostre aziende, soprattutto di quelle medio-piccole. È chiaro che le aziende devono essere aiutate anche nella promozione in alcuni mercati chiave e nei servizi finanziari, e pure nelle attività di marketing. Così da valorizzare al meglio le numerosissime tipicità italiane.
Il mercato dei salumi sta affrontando un periodo complesso: quali categorie di prodotto hanno retto meglio?
L’andamento delle carni tiene, mentre i salumi registrano una lieve contrazione in volume, soprattutto in Italia. Ma se guardiamo all’estero, lo scenario cambiano: nel primo trimestre vediamo infatti un incremento dell’export pari al +7%. Le ragioni di queste difficoltà sono note: l’aumento dei costi, l’inflazione, la riduzione del potere d’acquisto e il conseguente calo dei consumi.
Ultima domanda: come proseguirà il lavoro con l’Ivsi (Istituto valorizzazione salumi italiani) sul fronte della sostenibilità?
Già da molti anni l’Ivsi (salumi-italiani.it) sta facendo un gran lavoro sulla sostenibilità. Partiamo dal valore sociale delle imprese, che sono innanzitutto un bene per il territorio e per le persone. Un bene che, però, deve andare oltre la proprietà e le singole persone che gestiscono l’azienda. Occorre guardare lontano, per questo mi pare interessante il programma di formazione dell’Ivsi rivolto ai giovani, nell’ottica di unire le generazioni e non aver paura degli errori. Tutti abbiamo fatto degli errori, anche noi ‘senior’. E anzi, a volte è proprio dagli errori che nascono novità dirompenti per il mercato. Al centro di Ivsi c’è poi tutto il tema ambientale ed energetico, ovvero come curare il territorio e favorire sempre più la produzione di energia ‘green’. Perciò credo sia indispensabile diffondere nel nostro settore una cultura della sostenibilità, con la prospettiva di costruire qualcosa che deve durare nel tempo e arricchire i territori e le comunità che li abitano.
[fonte: ‘Salumi&Consumi‘, Settembre 2023]